La Corte di Cassazione con un recente arresto ha ribadito un principio ormai consolidato in giurisprudenza, secondo il quale la condotta imprudente e negligente del danneggiato è suscettibile di interrompere il nesso eziologico tra fatto ed evento dannoso.
Il Supremo Collegio ha, infatti, ricordato che se la situazione di possibile danno può essere prevista e, altresì, superata utilizzando una normale cautela e un’attenzione prevedibile in relazione alle circostanze di fatto e di luogo, il comportamento del danneggiato deve analizzarsi sotto un aspetto di efficienza causale al fine di comprendere se detto comportamento può costituire la causa esclusiva del danno.
Pertanto, quando la situazione potenzialmente dannosa è di agevole prevedibilità, se il comportamento del danneggiato viene ritenuto imprudente e causa esso stesso del danno, non può avere diritto al risarcimento dei danni di cui all’art. 2051 c.c.

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