Con una recentissima pronuncia, la Suprema Corte ha precisato che la funzione dell’obbligo informativo gravante sull’intermediario finanziario, preordinato a stabilire la giusta conoscenza dell’investimento a favore dell’investitore, al fine di consentirgli una scelta realmente consapevole dell’operazione finanziaria, comporta una presunzione legale della sussistenza del nesso di causa tra inadempimento dell’obbligo informativo e il pregiudizio eventualmente patito dal cliente.
La decisione ha, dunque, ribadito i principi in materia di risarcimento del danno per inadempimento degli obblighi informativi, ricordando che grava sull’intermediario provare di aver correttamente informato il cliente sulla natura e i rischi dell’investimento proposto.
Il Supremo Collegio ha poi ribadito che, riscontrato l’inadempimento degli obblighi di corretta informazione e, dunque, sorta la presunzione dell’esistenza del nesso di causalità tra l’inadempimento e il danno patito dall’investitore, l’intermediario può superare tale preseunzione se dimostra che il danno si sarebbe verificato anche se il cliente avesse ricevuto le informazioni corrette, non essendo sufficiente dimostrare una propensione al rischio dell’investitore.
In caso contrario, l’intermediario è tenuto a risarcire il danno, consistente nel rischio che l’investitore non si sarebbe accollato se avesse ricevuto notizie veritiere e precise sull’investimento: tale danno può essere liquidato calcolando la differenza tra il valore dei titoli al momento dell’acquisto e al momento della richiesta di risarcimento.

Clicca qui per Cass. Civ. 27 giugno 2023 n 18293